Prodotto interno lordo-Diario di una giornata in redazione 1 dicembre 2008

Gentile xy (il cromosoma non è scelto a caso),
ti ringrazio ancora per la cortese mail di risposta che mi avevi inviato, ma ti ringrazia soprattutto il presidente del consiglio: il prodotto interno lordo viene infatti incrementato da ogni nostra azione, comprese le telefonate, le mail, e  i tarallucci che uno può sgranocchiare nervosamente nell’attesa di ricevere finalmente la conferma dell’appuntamento tanto desiderato.
Dopo circa un mese, credo di aver dato già un abbondante contributo all’economia. Sono un cittadino soddisfatto, dunque mi fermo, certa di rendere felice almeno tre persone (io, tu, e soprattutto la segretaria).
Per quanto riguarda il presidente del consiglio…. beh, se ne farà una ragione. Purtroppo non è l’unica forma di opposizione che gli riservo.
Un saluto

Questa è l’Ultima mail che ho inviato. Da oggi, ufficialmente, mi fermo. Non mando più otto mail al giorno per cercare collaborazioni. Già avevo avuto il sospetto che fossero più convenienti altri metodi: quello del tacco e scollatura per esempio, o quello del drink tenuto con mano rilassata, mentre si chiacchiera  di tutt’altro con il collo un pochino all’indietro, la spalla spostata verso avanti, il sedere in fuori,  al Ritrovo preferito dei Migliori.
Non partecipando a particolari occasioni sociali, non posso neppure approfittare dell’unico paio di scarpe che in un attimo di follia passeggera mi sono comperata qualche anno fa. Sono comunque scarpe estive e con questa pioggia non potrebbero essere esibite. peccato.
In ogni caso nessuno ammetterebbe che la bella presenza e il cipiglio disponibile facilitano il lavoro.
Dunque, se il curriculum non serve, l’insistenza non serve, i tacchi non servono, cosa serve?
Forse il lavoro nelle redazioni giornalistiche, esattamente come la mafia e l’effetto serra, non esiste. E’ un’idea che ci siamo fatti. ma è un’idea che non ha alcuna attinenza con la realtà. Questo è sicuramente vero per il tippo di argomenti di cui mi occupo io. Non si può chiamare lavoro giornalistico dover trovare le notizie in funzione dell’immagine, che a sua volta dipende dalla dominante di colore decisa astrattamente per la sezione dove finirà l’articolo. Non si può chiamare lavoro l’elaborazione di decine di scalette e proposte articolatissime, delle quali solo una su cento va effettivamente in pagina.
In internet ci sono invece delle agenzie che cercano collaboratori di tutti i generi. Ovviamente devono scrivere in inglese. ma l’offerta è enorme. Si va dal discorso da pronunciare in occasione del funerale di due vittime degli ultimi attentati in India (che mi alletta molto, ma temo di non essere preparata sulle usanze indu…), alla raffica di brevi testi ricchi di SeO per il portale di medicina olistica.
perché in Italia non ci sno servizi simili? Non servirebbero. In Italia non si producono contenuti a pagamento che non siano filtrati dal Contatto Personale, l’unico che assicura che la persona affiliata garantirà eterna riconoscenza e sarà disponibile a ogni tipo di richiesta. In Italia non si può partecipare a una offerta di lavoro proponendo un prezzo conveniente, o una esperienza. Le esperienze si devono raccontare in modo suggestivo, i prezzi convenienti sono quelli gratis, o quelli decisi improrogabilmente dalla redazione di turno. I tempi dei pagamenti superano l’anno, sebbene una legge europea sancisca che dopo un mese il collaboratore vada necessariamente pagato. ma chi mai si metterebbe a denunciare un datore di lavoro per insolvenza nei termini prescritti? Se basta perfino una mail di troppo per non accedere neppure per un istante alla Redazione dei Nostri Sogni….

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