Domande e risposte – Diario di una giornata in redazione 7 ottobre 2008

Sabato mattina, ore dieci. Appuntamento a Paderno Dugnano presso un garden center. Il posto è enorme. Cercano un sacco di persone. magari questa volta ce la faccio. Chiedo alla reception informazioni per il colloquio, ma la ragazza mi guarda e mi fa: veramente prima deve compilare solo un questionario. PoOi eventualmente, se è adatta, la chiamiamo noi per un colloquio vero e proprio. Se sono adatta? Forse devo ripassare Charles Darwin quando parla della fitness (l’adattamento) come motore propulsore dell’evoluzione. Io ho bisogno di evolvermi. Dunque prendo in mano il blocchetto che mi viene consegnato. prima compilo una serie di dati anagrafici vari, che chiedono quanti figli ho se sono sposata o meno, se uso la macchina e la moto. Compilo tutto meccanicamente e faccio per restituire, quando un vicino, candidato pure lui, fa una domanda per chiedere un dettaglio su una parte che non avevo affatto visto, la vera perla per cui ero stata chiamata. Si tratta di un foglio enigmatico con tre risposte possibili e dei pallini vuoti. Accanto alle serie di papllini i numeri da 1 a 200. Guardando meglio scrpro che sotto i fogli anagrafici c’era un questionario con 200 domande. E io devo rispondere annerendo i pallini in base a se sono d’accordo o meno con quanto affermato. L’ultima volta che ho fatto una cosa del genere si trattava di una inchiesta Che l’Unione Europea stava facendo a una serie di esperti del settore, sui possibili impatti e sull’accoglienza della gente alle ogm, gli organismi geneticamente modificati. Era prima del 2000. E è stato grazie a monitoraggi di questo tipo fatti in tutta Europa, che il parlamento ha capito che non sarebbe stato facile far digerire il libero mercato di questo tipo di alimenti.
Qui il problema è assai più terra a terra. E il futuro in ballo è esclusivamente il mio. Devono capire se sono la persona giusta da mettere dietro a una cassa, oppure davanti a una zolla di terra, oppure a fare informazione su come si trapiantano i gerani, o ancora a organizzare la megafesta del ciclamino. Già. Ma qual è l’ideale di questa persona? Come deve essere? Non ho letto il manuale e mi sento impreparata. Dunque decido di improvvisare, con mille dubbi. La prima domanda ti fa capire subito dove stai: Fai affermazioni avventate, o accuse, delle quali poi ti penti? Mi verrebbe da rispondere mai. Ma poi, se per caso dici la verità e scopri che non avresti dovuto dirla, che scusa potrai mai tirare fuori? passo oltre. Alla numero 55 mi viene chiesto: Alla gente piace stare in tua compagnia? E vado di nuovo in tilt. Se rispondo di si, potrei essere la persona perfetta per un lavoro in team. Ma chi ha detto che è questo che vogliono? forse invece potrebbe essere pericoloso. Se sto troppo a fare comunella infatti, chi pulisce le foglie secche, o toglie le gemme al basilico in fiore? E poi a me piace stare in compagnia ma mi piace esattamente allo stesso modo stare in solitudine. In cima a una montagna preferisco stare da sola. Altrimenti perdo i dettagli della luce, delle nuvole, non riesco ad ascoltare la lingua delle pietre, e neppure quella del mio cuore. la stessa cosa mi può succedere al cinema, o sotto un ponte della tangenziale. ma se mi sposto poco più in là, sui marciapiedi, allora preferisco stare in compagnia. E con gli altri sto meglio in un bar, a cena,in casa in generale.
Procedo veloce per non pensare troppo. La 86: Ti trovi spesso a fare le cose tutte in una volta? Che domande no. Ma anche si. Quando sei al computer con otto finestre aperte come consideri questa operazione? Una o tante? E loro, loro lo sanno che la gente usa anche il computer, o si stanno rivolgendo solo a un tipo di salariato manovalante? Mah. La 118 mi fa schifo: Detesti l’idea di avere a che fare con un collega gravemente ferito? Detesto? Cosa intendono dire? Che mi metto a strillare "odddio" e fuggo come l’attrice del film dei Monty Python Il senso della vita; quando il ciccione esplode dichiara scusate ma ho le mestruazioni davvero abbondanti e devo andare a casa? Vogliono vedere quanto sono in grado di restare indifferente (e capace di non fare denunce) o viceversa quanto mi sappia prodigare per aiutare gli altri? Passo alla successiva. Alla 130 mi viene chiesto: Il tuo ambiente di lavoro ti sembra vago o irreale? Vabbè, se era un modo per scoprire se mi faccio le canne, tanto valeva fare la domanda diretta no? Rispondo che mi sento sempre pronta e presente, Lucida come riesce a esserlo un insigne matematico, nei momenti di pausa tra uno sballo e l’altro.
la 165 segue un tema ricorrente: ci sono almeno una decina di domande dello stesso tipo in tutto il questionario. E il tipo è: Hai rimpianti per passate sventure e fallimenti? Fallimenti? Sono forse un imprenditore? O forse sono uno che gioca ai cavalli e non si è ancora accorto che tutti i sistemi di scommessa, dal lotto al totip, se vanno avanti è solo perché ci guadagna esclusivamente chi organizza la cassa? No no. Forse devo pensare ai fidanzati che ho cercato di conquistare. ma non può essere. Ai datori di lavoro le storie d’amore preoccupano molto, perché portano distrazioni, ma non porrebbero la domanda in questi termini. Almeno non credo. Ma poco più avanti ci riprovano: Ti danno fastidio i fallimenti passati? Aridajje.
La 170 mi lascia di stucco: Puoi lasciare che qualcuno finisca le famose "ultime due parole" nei cruciverba, senza interferire? Ha. Prima di tutto io non amo giocare ai cruciverba. Devo esserci costretta da qualcun altro che sta giocando e che dunque probabilmente avrà piacere di finirsi il suo cruciverba. Io non sapevo neppure che ci fosse una sindrome "le ultime due parole", dunque la prossima volta che mi capita di aiutare qualcuno, quando sta per finire mi allontano.
E poi, cosa significa? Se rispondo di no, forse penseranno che io sia una che vuole sempre avere l’ultima parola, appunto. Dunque una pessima pedina. meglio rispondere di si dunque. Si fa la figura delle persone accondiscendenti. La 177 va al sodo: Qualcun altro potrebbe pensare che tu sei veramente produttivo? prima di tutto, mi viene da notare, ci vorrebbe un congiuntivo. Non "sei veramente produttivo", ma "sia veramente produttivo". E poi chi è quel qualcun altro? In ogni caso io sono veramente produttiva, oppure non lo sono affatto. E non mi preoccupo dell’interpretazione che potrebbero fare altri. Dunque? Scopro che mi ero persa la numero 3. Mi sa che l’avevo rimossa. Dice: Sfogli orari ferroviari, elenchi o dizionari solo per divertimento? Cos’è. Un test per verificare l’autismo recondito? Dunque se devono mettermi dietro a un terminale potrebbero essere felici? O vogliono solo sapere se ho comportamenti maniacali? Dunque perché non chiedere se fumo, mangio cicche, attorciglio i capelli.
La 198 è a due passi dalla fine. Ti lamenti molto per le condizioni a cui devi far fronte nella vita? No. No se limitiamo l’indagine a mangiare, allevare figli, recuperare i soldi per la spesa,i libri, il computer, i libri e gli strumenti musicali. Si se per poter lavorare sei costretto a rispondere a questionari di questo tipo…

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2 Responses to Domande e risposte – Diario di una giornata in redazione 7 ottobre 2008

  1. espanz says:

    hem…si’ sono babba, speravo avessi postato anche il resoconto del colloquio a paderno.
    Dai sono ansiosa, sono tornata a casa, apro ornella e non c’e’ nulla… il tuo blog e’ diventato il mio serial preferito 🙂

  2. espanz says:

    Incredibile!
    Hai lavorato anche al sabato, ben 2 post, peraltro!!

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