Rabbia. Diario di una giornata in redazione 25 maggio 2009

Abbiamo detto no al contratto, abbiamo urlato no al contratto, abbiamo scritto documenti.
L’urgenza con cui gli editori hanno applicato il contratto prima ancora che fosse siglato
definitivamente, parla più chiaro di mille dibattiti.
Ed eccoci qui, sul campo, protagonisti di questa storia che non abbiamo voluto e non vorremo mai.
E mentre sui blog e nelle mailing list si spercano le dichiarazioni, le denunce, le sorprese, la
macchina infernale procede, sicura della sua potenza, splendida nella sua invincibile forza,
quella dei padroni del vapore.

Da noi hanno voluto fare i primi della classe, e adottare per primi tutti i provvedimenti che il
fantastico contratto gli permetteva. Così hanno fatto partire subito gli inserti speciali, i
numeri extra, le pagine in più, dopo aver ufficialmente impedito di fare gli straordinari
ovviamente, e dopo aver anche avuto il coraggio dei deficienti, ovvero quello di dichiarare che in
fondo la qualità non è prioritaria in questo momento. Sarebbe bello che i lettori lo
sapessero….noi spriamo sempre che se ne accrogano da soli, ma questo fenomeno sta capitando
troppo lentamente….

Così anche io mi ritrovo qui. A dover abbandonare, o fare nei famisi "ritagli di tempo", l’unico <
lavoro che negli ultimi dieci anni mi sembrava desse un senso al venire qui in ufficio, un lavoro
ovviamente sul web, per tornare a lavorare sulla carta. Dove per "sulla carta" si intende
letteralmente questo. I data base sono uno strumento fondamentale. ma qui non sanno neppure che
esistono. Eppure i prossimi giornali saranno tutti fatti con ritagli riciclati da cose già
pubblicate, che sarebbe stato bello poter recuperare con un semplice click.

Rabbia. Non provo nient’altro. Non c’è spiegazione. Non la si può più trovare ormai, quando sai
che stai facendo un lavoro male, inutile e per di più che assicura l’uscita di un prodotto che in
fondo ti augureresti che venisse trascurato dai lettori. perché in fondo credi ancora ll’utopia
dell’intelligenza.

Rabbia, per aver speso anni a cercare di mettere insieme informazioni, di scardinare meccanismi di non sapere/potere.
Quando l’unica cosa che contava era invece scrivere "lore ipsum dolor", fare il conto delle
battute e trovare una foto mozzafiato.

Rabbia, perché il mio tempo viene perso, quotidianamente, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo, per
cose che non hanno nessun senso. Forse neppure quello di fare guadagnare dei soldi a qualcuno.
Potrei forse fare solo una cosa. Raggiungere i libri viventi sulla riva del fiume, e convincerle
loro e Guy Montag a tornare in città, rubare elmetti e pompe incendiarie ai pompieri che uccidono
i libri, per usarli invece contro tutti i giornali. Poi potremo tornare sul fiume di nuovo e
aggiungere ai romanzi le storie di tutti i giorni, da passare di bocca in bocca, e da arricchire
con le esperienze dirette, le opinioni, senza filtri, senza economie, senza mercati.

 

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