Diario di una giornata in redazione 28 agosto 2008

Ieri era mercoledì, un giorno particolare. In mezzo alla
settimana, alla giusta distanza da entrambi i week end. Un momento di grande
attività dunque. Sarà per questo motivo che il Responsabile principale oggi ha
deciso di offrirmi il caffè e di sequestrarmi per un breve intervallo a tu per
tu. In realtà nell’angolo della macchinetta ci sono già altre quattro persone
(poveracci, anche loro hanno i loro ritmi rilassati e devono pure impiegare il
tempo in qualche modo). Entriamo e vedo che il soppracciglio del responsabile
di primo livello si alza leggermente. Mi aspetto dunque grandi discorsi. E
invece no. Si parla di qualcosa che a distanza di qualche ora faccio persino
fatica a ricordare. Doveva essere qualcosa sui luoghi di vacanza, o sugli orari
dei centri commerciali. Amen. Torno al mio desk ma mi accorgo che c’è qualcosa
che non va. IL Sorriso permanente oggi proprio non mi viene. IL Sorriso
permanente è un’arma di difesa infallibile. Permette di indossare una maschera
perfetta, che fa molto piacere a capi e colleghi, ma che consente anche a noi
di continuare ad avere i nostri foschi pensieri senza che nessuno se ne
accorga, si inquieti e reagisca, facendo del male. Berlusconi docet.

Deve essere per questo che il responsabile di primo livello
ritorna alla carica. Evidentemente oggi ha deciso che deve occuparsi dei propri
sottoposti, o forse a bisogno a sua volta di qualche forma di intrattenimento.
Fa partire una discussione su blu ray, dvx, e televisioni. Mi guarda come
interlocutore preferito. Io sono quella tech, l’esperta, la smanettona. Ma gli
rimando uno sguardo vacuo. Un errore. per fortuna non dichiaro, come ho fatto
altre volte, non mi importa nulla di tutto questo e la televisione non la
guardo. MAI. Per punizione probabilmente rischierei di vedermi togliere il
lavoro di segnalazione dei link che mi è stato affidato ieri. Mentre parla,
parla, parla, commetto un altro errore. Essendo stata una bambina iperattiva,
non riesco a fare una cosa alla volta. Se uno apre la bocca per dar fiato ai
denti, mi è inevitabile continuare a dare uno sguardo alla posta, mettere a
posto il tavolo, sfogliare un giornale. Questo se va bene. Se va male invece,
ovvero la discussione si protrae troppo a lungo e non c’è più posta, tavolo,
giornale davanti a me, iniziano ad affollarsi le idee. Spingono, diventano
urgenti, urlano "mettimi giù in qualche forma o scapperò per sempre",
e a quel punto resistere è impossibile. Ma mettersi a scrivere mentre uno parla
è inevitablmente una gran forma di maleducazione. Io sono maleducata, ma di
solito uso altri stili


Nel pomeriggio
guardando le mail scopro che giovedì mattina in Bocconi ci sarà Nicholas Stern,
l’autore del rapporto sul cambiamento climatico del governo inglese. Nella
primavera scorsa ha gettato un sasso nello stagno dimostrando dati alla mano a
tutti i Paesi, Stati Uniti compresi, che non è più pensabile rimandare le
azioni contro l’effetto serra. Vado dal responsabile di primo livello a chidere
il permesso di assentarmi per una mezza mattina. Tutti i giornali ne hanno
parlato. Ma non in Italia. Non avendo mai sentito parlare di Stern, il
responsabile di primo livello resta perplesso. Spiego che non si tratta del
primo scalzacani. Si inventa un modo per rendere produttiva la mia mezza
mattinata passata all’Esterno. Chissà perché proprio quella, visto che delle
giornate trascorse qui dentro non si da alcuna pena. Ma acconsente alla fuga,
chiedendo in cambio un articolo, breve si intende.

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