Il giorno del bosone-Diario di una giornata in redazione 10 settembre 2008

Non ve n’eravate accorti?  Oggi, o meglio stamattina, era il giorno del bosone di Higgs,la particella  sub atomica mancante, quella che potrebbe spiegare la teoria di tutte le cose, compresa l’esistenza di  Dio, o più semplicemente la nascita dell’universo. Stamattina alle nove nell’anello dell’Large Hadron  Collider a Ginevra, il clima era molto elettrico. Hanno spedito i protoni a velocità da Star trek in un  anello lungo 27 chilometri. E tutti hanno tirato il fiato. Più di uno, ed erano docenti di fisica,  chimica e matematica, ha sollevato perplessità, dichiarando che si sarebbe potuto anche formare un  piccolo buco nero…che avrebbe poi avuto la gentilezza di divorare il mondo che lo aveva generato.  
Staremo a vedere: potrebbe anche trattarsi di un fenomeno di cui all’inizio non ci accorgeremo, ma che  diventerà evidente solo a un certo punto…
Qui le evidenze sono ben altre. Si parla dell’Lhc alla macchinetta del caffè. Ma pur stimolando le  
connessioni tra materia, antimateria, coscienza, dio, il discorso scivola veloce, quanto il cucchiaino  di zucchero.
Il buco nero invece resta. Preciso, evidente, anche se sono stata a casa due giorni in malattia (non,  non era per bigiare, giuro, c’era un problema davvero). Qui  non si batte chiodo.

Ovviamente , visto che ero a casa, ne ho approfittato. Ho provato a proporre una collaborazione a  un’altra testata, nella speranza di scavarmi un piccolo angolo di lavoro. In questo caso si tratta del  settimanale di un prestigioso quotidiano nazionale.
La collaborazione giornalistica ha, come gli articoli, anche lei un titolo. E’: "Ritenta sarai più  
fortunato". Funziona in questo modo. Si deve prima di tutto avere un Contatto preziosissimo. In pratica  bisogna conoscere una persona, oppure conoscere un suo amico, che abbia voglia di presentarti. Per  questo genere di cose credere che servano i curriculum è da demodè. E’ molto più importante frequentare  i luoghi giusti e partecipare alla conferenza stampa (meglio se con cena), all’aperitivo, o fare una puntata in discoteca, quella giusta, dove è possibile scambiare due parole con il Redattore di testata giornalistica. Ovviamente l’abbigliamento deve essere adatto al caso. Attenzione alle differenze tra uomini e donne. Ci sono ma a volte non sono quelle prevedibili.
Una volta stabilito il contatto,lo schiavo (oops scusate volevo dire il giornalista) deve mettersi a  
lavorare.

Evviva. Calma.

Il primo Grande Lavoro è la produzione di proposte e idee. Viene richiesto di sfornarne milioni su milioni. E la probabilità che una di quelle arrivi ad essere accettata, e si  trasformi in una richiesta di articoletto su quel tema, è paragonabile alla probabilità che le  particelle che roteano a velocità folli lungo LHC si scontrino generando un buco nero.
A me però è capitato. E il giorno prima del disastro universale, finalmente una notiziola possa e senza  grandi novità è stata approvata. Capire la logica che fa preferire una o l’altra proposta è  
impossibile. Argomenti sfiziosissimi, mai sentiti prima, vengono liquidati con sufficienza. Mentre a  
volte l’ovvio vince il bingo. Forse sono io che non ho mai capito realmente qual è il vero motore dei  giornali italiani. Una volta che la notizia è stata scelta, in ogni caso starà a me cercare di fare in modo che il lettore  medio non abbia la percezione che sia una polpetta già troppo mangiata. Ma non basta. La notizia passa infatti solo se chi scrive fa anche altro. Siamo nella società dei ruoli misti e intercambiabili  all’infinito no? Dunque il redattore chiede l’articolo, ma lo assoggetta a una condizione: solo se  trovi una bella immagine, e solo se quella immagine è facilmente recuperabile.
Lo so, dunque ho trovato i trucchi: uso le agenzie americane che danno le news con le immagini. Oppure  parto dalle foto e vado a cercare quale notizia potrebbe essergli cucita sopra. Così vado sul sicuro.

Ma ieri, forse perché stavano per spostarsi i confini della conoscenza scientifica, anche quello della  redazione si è spostato. Ed è arrivata la richiesta: l’immagine è gratuita? Mi sono messa  a scrivere  al referente americano, poi ho cercato anche il nome del disegnatore per mandare una mail anche a lui e  chiedere quali diritti erano previsti. Poi mi sono fatta anche io una domanda. Se chiedo io quanto costano le immagini, se poi qualcuno non paga, non è che vengono a domandare a me come mai? Non divento responsabile io del pagamento mancato? Allora ho cancellato le mail. E ho deciso di creare a mia volta un piccolo buco nero: nessuna risposta all’ultima mail del Redattore.
Oggi gli mando la notiziola, la mail del disegnatore, quella del referente.
Che l’energia li divori, tutti.

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