La pausa pranzo- Diario di una giornata in redazione 3 settembre 2008

Odio sinceramente la pausa pranzo. Per vari motivi. Non
sopporto i baristi che emettono adrenalina da ogni poro. Io sono in pausa e mi
tocca vedere una specie di trottola che gira davanti a me, fa un orrendo rumore
sbattendo piatti e tazzine perché la velocità non consente atterraggi morbidi,
ti aggredisce chiedendoti cosa vuoi oggi per ingozzarti meglio. Mi da fastidio
persino l’odore del panino sulla piastra. Quella piastra dove si arroventano
pani, verdure, wurstel, cotolette, in un miscuglio di sapori e di oli che come
sappiamo non fa affatto bene alla salute. Risultato: di solito mangio frutta e
pane in ufficio. Questo mio comportamento ha provocato, negli anni, dei
problemi. Sono stata individuata come l’Originale, quella strana, quella che
non segue il rito collettivo. Dunque ogni tanto ora mi sottopongo al Pranzo
Comune, giusto per non essere eiettata del tutto.

Oggi siamo andate a mangiare in tre. Tre colleghe sorridenti
che mangiano insieme al ristorante giapponese dell’angolo. Tra una risatina e
una battuta però non si infilano solo le foglie di insalata o le fetitne di
pesce. Si infilano rapporti di forza, frammenti di discorsi segreti fino a un
certo punto, strategie importantissime ma appena abbozzate, per sottolineare
ancora di più la loro forza.
Se uno è bravo, in questi casi riesce ad apprendere in
un’ora (questo è l’intervallo previsto) tutto quello che non ha capito negli ultimi
sei mesi. Dipende anche da con chi si mangia, ovvio, ma a volte,
sorprendentemente, non sono i potenti a saperla più lunga.
Anzi. Ho visto responsabili di primo e secondo livello fare
la corte alle segretarie, pur di uscire con loro ed estirpare qualche cosa di
utile. Le segretarie sono le uniche a sapere Tutto. I conti, le intenzioni
future. Sono l’anello di congiunzione tra due mondi inconciliabili: quello
degli impiegati della parte amministrativa, quello degli impiegati giornalisti.

I due mondi si odiano. Gli uni pensano che i giornalisti
abbiano un sacco di privilegi e un sacco di boria. Gli altri pensano che i
secondi abbiano un sacco di boria e un sacco di soldi. Lascio a voi la libertà di decidere chi è chi.

Nella pausa pranzo vengono fuori legami apparenti che
sembrano solidissimi per almeno mezz’ora. L’importante è non farsi illusioni,
perchè dopo poco svaniranno come neve al sole. La solidarietà nei confroti di
un collega per esempio. Purtroppo non può essere mai presa sul serio. prova ne
è che appena si è finito di parlare di uno, si inizia a spellarne un altro. E
questo gioco può durare all’infinito, con i ruoli che continuano a
intercambiarsi a seconda delle pause pranzo.

Difficile fare battaglie dunque, perché non saprai mai
quanti e chi saranno da quella parte. E questo appare chiaro a tutti.
Soprattutto all’editore che così si sente rilassato, va a mangiare al
ristorante slow food, e nel frattempo pensa con tutta calma quale sarà la
prossima mossa per creare profitti, senza cambiare i cardinali che li generano,
producendo invece un grande disagio. Ma quello, non lo sapevate? Per ora è
totalmente gratuito.

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