Il no al nuovo contratto siglato tra Fnsi e Fieg dilaga nelle redazioni. Oggi a Roma i cdr esprimono il loro parere e votano. Poi ci sarà la consultazione tramite referendum. Il parere di tutti, nella redazione in cui lavoro, ma anche in altre, è che non cambierà nulla. Alle assemblee dei gironalisti in cui si doveva decidere come votare è stato presentato il soltio bel babau: attenti, se non diciamo di si, il contratto salterà, ci daranno quello del 1959, o addirittura non ne vedremo mai più uno.
In fondo non sarebbe poi così male: di un contratto che smantella definitivamente il lavoro, introducendo flessibilità al 100 per cento e 24 ore su 24, possiamo tranquillamente fare a meno
Qui le mozoni approvate dalle redazioni di Repubblica e della Gruner und Jahr Mondadori
I giornalisti di Repubblica, pur riconoscendo alla segreteria della
Federazione nazionale della Stampa il difficile lavoro svolto nel corso
delle trattative con la Fieg per il rinnovo del contratto di lavoro dei
giornalisti, chiedono con forza al sindacato di riaprire il confronto,
ritenendo inaccettabile, dopo quattro anni e ben 18 giorni di sciopero,
l’ipotesi di accordo raggiunta la scorsa settimana.
Non si tratta solo di reclamare particolari aumenti salariali. Le
richieste degli editori, peraltro poco collegabili alla situazione di
crisi in atto, puntano esclusivamente in molti casi allo smantellamento
di alcuni diritti fondamentali, imponendo un quadro normativo
evidentemente finalizzato a limitare nella sostanza le libertà dei
giornalisti. Per non parlare della prospettiva di un prepensionamento
di massa che preoccupa la categoria per come potrebbe essere regolata
in base all’accordo.
Alla redazione non sfugge la dimensione
della crisi economica che sta attraversando anche il settore
dell’editoria e i giornalisti non intendono sottrarsi alle sfide
offerte anche dalle nuove tecnologie, ma proprio per questo ritengono
indispensabile garantire ai colleghi tutti gli elementi, a partire
dagli automatismi come gli scatti di anzianità, che garantiscono la
loro indipendenza e autonomia nella professione. Solo così sarà
possibile superare un momento così difficile.
Spetta al sindacato fare rispettare questi diritti e non metterli in discussione.
Per
questo invitiamo la Federazione a riaprire il tavolo con la Fieg, con
senso di responsabilità e realismo anche verso la sua base, impegnando
in questo senso in maniera vincolante il Cdr di Repubblica che
parteciperà il 3 aprile alla Consulta nazionale dei Cdr.
Resta ferma la opportunità per tutti i giornalisti di esprimersi con il referendum sul contratto.
Approvato dall’assemblea di Repubblica il 1° aprile 2009
con 114 voti favorevoli, 53 contrari, 19 astenuti
—————————————————————————————–
Le redazioni della Gruner und Jahr Mondadori desiderano esprimere alcune
critiche in merito all’accordo tra Fieg e Fnsi sul rinnovo del Contratto di
lavoro. E auspicano che sia possibile effettuare sostanziali modifiche prima
della firma definitiva.
L’accordo infatti contiene alcuni punti che
modificano sostanzialmente il lavoro del giornalista nelle redazioni, introduce
pesanti novità in materia di organizzazione del lavoro e flessibilità, e in
compenso non propone adeguate garanzie di tutela per i collaboratori.
Pur esprimendo una generale contrarietà all’accordo, proponiamo
una
soluzione: chiediamo che si intervenga, modificando il testo o,
nell’ipotesi minima, aggiungendo sostanziali misure cautelative, sulle parti che
riteniamo possano avere gli effetti più incisivi.
In particolare ci
preme mettere l’accento sui seguenti concetti:
1) Nell’articolo 4 è
indubbiamente vero che viene evidenziata la necessità di una lettera di
assunzione che indichi la qualifica e la testata di assegnazione. Tuttavia
questa misura viene superata e resa inefficace dall’introduzione dalla
possibilità di assegnazione successiva, su richiesta di un altro direttore, a
ogni unità organizzativa e qualsiasi prodotto editoriale giornalistico. Non
viene esplicitato l’obbligo di un parere favorevole né del lavoratore, né del
direttore di originale competenza, né
tantomeno la necessità di una
prevalenza a una testata di riferimento.
A ulteriore conferma
dell’esigenza da parte degli editori di equiparare il ruolo del giornalista a
quello di un dipendente di una qualsiasi industria, vengono introdotte
parallelamente le Unità organizzative redazionali, che avendo la funzione di
fornire contenuti a qualsiasi testata e per qualsiasi
prodotto, propongono un
modello lavorativo in cui il giornalista si troverà
a rispondere alle più
svariate esigenze produttive, in una situazione
assimilabile a quella del
lavoratore a cottimo.
All’interno delle Unità infatti non viene
specificato un ambito
preferenziale per il giornalista, che perde così la
possibilità di costruire una esperienza professionale specifica.
Questo
modello porterà il giornalista ad assomigliare sempre di più a una figura
“tecnica”, che risponde a esigenze contingenti, e dunque a perdere la sua
professionalità e ogni possibile identificazione come lavoratore della
conoscenza.
Nel richiamo all’articolo 7 (disposizione orari di lavoro)
c’è inoltre il rischio che la rotazione sia a brevissimo termine, perfino
nell’arco della giornata.
La tendenza era già in atto ed è dovuta alla
crisi italiana dei media. Noi però riteniamo si debba rispondere alle
difficoltà con la qualità e non con un ulteriore peggioramento
dell’informazione.
Ricordiamo infatti che i giornalisti non sono
equiparabili ad altre
categorie di impiegato, in quanto, con la loro firma,
sono i primi garanti di quanto viene pubblicato.
2) Nell’articolo 3 al
comma C vengono introdotti i Contratti di
somministrazione lavoro. L’unica
misura cautelativa sono i limiti
quantitativi rispetto agli assunti con
contratto a tempo
indeterminato ex art.1. Riteniamo che la presenza di questo
tipo di
contratti, in qualsiasi misura, apra la strada per una futura
completa
denaturazione del rapporto di lavoro giornalistico.
3) Per
quanto riguarda il punto relativo al Distacco, facciamo notare che anche in
questo caso non viene esplicitata la necessità di un parere favorevole del
lavoratore. Riteniamo inoltre il periodo di 24 mesi troppo lungo.
4)
Per quanto riguarda la parte economica, facciamo notare che il passaggio della
periodicità degli scatti di anzianità a tre anni rappresenta un netto
peggioramento. E a fronte di un contratto che propone sostanziali alterazioni
del lavoro giornalistico, non vengono proposte contro offerte economiche
vantaggiose.
L’assemblea dei giornalisti Gruner und Jahr Mondadori