Che cos’è un
esubero?
Esubero è un
derivato del verbo "esuberare", a sua volta figlio del latino exuberare,
composto di ex, con valore intensivo, e uberare, "produrre frutti, essere
fertile. Ma uber, significa sia "mammella" sia, come aggettivo, "fecondo,
abbondante". Insomma esubero è il contrario di copiosità ovvero ricchezza,
fertilità. Esubero, sostantivo maschile, nei dizionari sta per "eccedenza,
esuberanza, sovrabbondanza, soprannumero, quantità superiore al bisogno". E già
qui è necessario soffermarsi un momento. La parola esubero infatti, nella lingua
italiana è evidentemente legato a un concetto di quantità. La quantità però è
relativa a qualcosa di ben definito, materiale e numerabile. Tipico di oggetti
concreti .Può esserci un esubero di maniglie, di bottiglie del latte, di matite.
Più difficile invece, almeno secondo i linguisti, è applicare il significato di
esubero alla sfera intellettuale, dove potrebbero essere in esubero i cervelli
solo se intesi come ammasso di neuroni, non certo invece come fonte di
elaborazioni, analisi, connessioni e soprattutto generatori di informazioni.
Esubero viene
ritenuta, a livello linguistico, una parola più adatta ai sistemi economici del
secolo scorso, ancora strettamente collegati con merci concrete. E di più
difficile applicazione a quello attuale, quello della New economy, che secondo
gli esperti è stata in grado di generare redditi valorizzando il capitale
rappresentato dalla conoscenza e dalle idee.
Eppure,
cercando negli articoli pubblicati da un quotidiano (La repubblica), la parola
esuberi, presente 3900 volte dal 1984 a
oggi, ha subito un interessante crescendo: è stata usata 661 volte nel decennio
84-94 (66 occorrenze per anno, in media), 2.430 volte in quello successivo
(94-04) equivalenti ad una media di 243 volte l’anno e 1375 volte negli ultimi
quattro anni (04-08), che corrisponde ad un ulteriore aumento della media annua
a 344 “esuberi” l’anno. Minore frequenza (ma sempre in crescita) ha invece la
parola al singolare: esubero. E’ presente
2.109 volte nei documenti dall’84 a oggi, 471 volte dall’84 al 94, 1.108
volte dal 94 al 2004, e 781 volte dal
2004 al 2008.
C’è da
sospettare dunque che la sapienza, la conoscenza, le idee, così importanti in
questi anni perché si riteneva che aumentassero la produttività del lavoro e
portassero a una progressiva liberazione del tempo di vita dal lavoro salariato,
abbiano avuto invece l’effetto contrario.