Ruoli vacanti-Diario di una giornata in redazione 2 settembre 2008

Non ti lamentare, dicono i conoscenti (non posso chiamarli amici: evidentemente non capiscono). In fondo lavori in un ambiente stimolante, dove puoi scambiare interessanti opinioni. Vorrei che venissero qui in redazione. Vorrei che ci passassero almeno una settimana, o forse di più. La mattina alle nove, quando entriamo, ci si saluta. Poi ciascuno si piazza davanti al computer ha fare chissà quali importantissime cose. Evidentemente non aver niente da fare spinge forzatamente a distrarsi a tutti i costi. Per vedere se sono davvero persone stimolanti provo a commentare una notizia o un evento politico, o il modo con cui il ritorno dell’uragano a New Orleans è stata trattata dai giornali. Le risposte sono evasive, quasi ci fosse ben altro da fare. Al caffè provo a stimolare la discussione su altri problemi, quelli del lavoro. Si parla di contratti a tempo determinato. E dell’ultima stagista che fa un lavoro normale, come quello degli altri, ma viene pagata 500 euro, e il suo "accordo di stage" viene rinnovato di tre mesi in tre mesi. Lei comunque è contenta,perché pensa che un giorno diventerà una grande giornalista. I colleghi bofonchiano, aggrottano le sopracciglia, accennano un mezzo sorriso. Ma non dicono sostanzialmente nulla.
Sorprendentemente arriva il responsabile di primo livello e accenna a un problema importante. Non abbiamo il photo editor e questo è un fatto inammissibile. Ci si può domandare perché arrivi da noi a dire una cosa che dovrebbe lui per primo affrontare. La spiegazione è semplice: i responsabili non si espongono. Fanno in modo che i sottoposti partano con una crociata, facciano la figura dei facinorosi, si scortichino sulle barricate delle rivendicazioni. E in questo modo alla fine il responsabile andrà dall’amministratore delegato a fare un’opra preziosa di mediazione, ad offrire la sua capacità di calmare le acque. E non sarà il photoeditor in questione che otterrà, ma una nuova valutazione positiva da parte dell’azienda.
Decido di far finta di nulla, di indossare il costume da muro di gomma. Sorprendo. Io ero famosa per intraprendere ogni battaglia, soprattutto se legata a ruoli e lavori mancanti. Mi spiace. Sono distratta, devo pensare anche io alla mia carriera futura….

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